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Luce e Design nel riuso di Immobili Dismessi

Che ruolo ha la luce nel riuso e come la light art può crere un cambiamento nel recupero del patrimonio abbandonato ?

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Edit by: Andrea Carson

Committente: Fondazione Riusiamo L’Italia

Year 2020

“ Data l’interrelazione tra gli spazi urbani e il comportamento umano, coloro che progettano edifici, quartieri, spazi pubblici e città, hanno bisogno del contributo di diverse discipline che permettano di comprendere i processi, il simbolismo e i comportamenti delle persone. Non basta la ricerca della bellezza nel progetto, perché ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco. Anche per questo è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianificazione urbanistica.”

Papa Francesco, Lettera Enciclica Laudato Si, 2015, n. 150

Parlare del rapporto tra Lighting Design e Riuso di immobili dismessi non è semplice. L’idea stessa che ci trasmette la parola luce etimologicamente richiama l’apparire di qualcosa, il rischiarare dalle tenebre, le tenebre dell’abbandono e degli edifici “spenti”, che permeano le nostre città.

Nell’introduzione, tratta dalla lettera enciclica Laudato Si, scritta nel 2015 dal Santo Padre Papa Francesco ( seconda enciclica scritta nel suo terzo anno di pontificato, in cui l’argomento principale trattato è il rispetto dell’ambiente, proprio per questo chiamata Laudato si’, frase ripetuta spesso da san Francesco nel Cantico delle creature, che loda il Signore per le sue meravigliose creature ), c’è una forte critica morale sul ruolo che i progettisti hanno rispetto alle persone che vivono le città e gli spazi da esse composte. Molto spesso, il tema dell’abbandono è trattato come un problema immobiliare, o un problema di decoro, ma, ancora più a fondo, è un problema di qualità della vita, un problema di come questi edifici influenzino la vita delle persone che vivono i quartieri e le città.

Sono proprio le tenebre a caratterizzare questo problema. Di notte, le nostre città sono scenario di un forte contrasto, quello tra gli edifici vivi ed illuminati, e quelli abbandonati, oscuri segni che marchiano le città, un problema che sempre più si vede nei piccoli centri, dove le attività commerciali chiudono lasciando il loro segno, dove è proprio l’assenza di luce ad attirare l’occhio, a colpire e renderci coscienti di quello che sta succedendo.

Il ruolo del Lighting Designer, e dei progettisti, è quello di creare nuovi metodi, idee ed esperimenti per risolvere o, al contrario, evidenziare il problema. La luce può divenire uno strumento estremamente potente, avere un ruolo politico, nel senso più profondo del termine, per evidenziare l’importanza che il riuso deve avere nelle politiche urbane dei prossimi anni.

Negli anni, l’impossibilità di creare installazioni permanenti, per le difficoltà legislative e di sicurezza, hanno però visto il nascere di un movimento di light artist, capaci di evidenziare questa necessità tramite progetti a diverse scale

Nel 2016, nello stato di New York, è partito il progetto Breathing Light, una delle più ampie installazioni di light art pubbliche mai concepite. Finanziato dalla Bloomberg Philantropic Public Art Challenge Grant in 2015, in cui più di 200 abitazioni abbandonate, nei quartieri di Albany, Troy, Schenectady, vennero illuminato dalle 6 alle 10 di sera. L’installazione, sviluppata da Adam Frelin, creava una luce pulsante, che ricordava come quei luoghi una volta fossero vivi.

Per la biennale di Liverpool, gli artisti Walter Hugo and Zoniel costruirono, all’interno della vetrina di un negozio abbandonato, una serie di aquari per meduse. L’installazione, chiamata  “ The Physical Possibility of Inspiring Imagination in the Mind of Someone Living” non venne però pubblicizzata, per creare un senso di sorpresa e stupore in chi passava, indagando ed evidenziando il problema delle chiusure delle attività commerciali nella zona.

L’artista Jun Hao Ong, ha invece usato nel 2015 cavi d’acciaio e fonti led lineari, per creare una gigantesca stella all’interno di un complesso abbandonato a Penang, in Malesia. L’installazione ha avuto la capacità di attrarre e sensibilizzare la popolazione su quell’edificio, su come quella cesura urbana andasse evidenziate e non nascosta, per creare un ragionamento e una riflessione intorno ad essa.

Il ruolo della light art non è infatti abbellire questi luoghi, ma riuscire a trasmettere, tramite un messaggio semplice come quello della luce, la necessità di un cambiamento di rotta, di un nuovo ragionamento che possa rimettere al centro il ruolo delle comunità e di come il riutilizzo degli immobili possa creare un miglioramento della qualità della vita delle persone, innescando in loro un desiderio di cambiamento e creando un segno tangibile per rendere visibile come questi luoghi necessitino di un progetto di più ampio respiro.